Un tramonto crema si sdraia su acque basse e accende la macchina del tempo. Una panca di legno sotto un albero dalla chioma larga, posto a sigillo di una punta che sporge su una distesa limacciosa, dove gabbiani e anatre indugiano fino all’apatia. Se annusi bene l’aria, ogni effluvio trasuda di lei, ogni grumo di terra è impregnato del suo passaggio, su questa sponda dove il Rideau Canal comincia il suo viaggio.
Alla fina dell’inverno del 1779 Molly Brant, alla testa di poche centinaia di profughi sfollati da Fort Niagara, sbarcava a qualche miglio da qui, su Carleton Island. Si trattava per la maggior parte di donne e anziani mohawk, più altri nuclei appartenenti alle Sei nazioni. Fuggivano dalla carestia, dalla guerra e dall’estinzione.
In capo a pochi mesi, Carleton Island divenne avamposto fortificato lealista. Da qui l’instancabile condottiera del Popolo della selce pianificò viaggi utili a perorare le ragioni e i diritti della sua gente.
Molly Brant, matrona del Clan del Lupo, dai due nomi indiani. Degonwadonti, Tanti Contro Uno. Gonwatsijayenni, Le Offrono un Fiore. Donna a cavallo di epoche, culture, guerre, scontri e fusioni di civiltà. La necessità e la durezza dell’esilio non ne offuscarono il carisma né la capacità di imprimere una direzione agli eventi, anche nelle circostanze più difficili e sfavorevoli. Nel 1783, al termine di ripetute peregrinazioni e contatti diplomatici, come riconoscimento alla lealtà del suo popolo, ottenne dal governatore del Canada la concessione di migliaia di acri intorno a Cataraqui, proprio all’imbocco del Rideau Canal.
Il punto esatto dove mi trovo è Punta Molly Brant sul Rideau. Siedo su una panca di legno sotto un albero, incredulo davanti a questo tramonto, alla fine di una giornata densa di ricerche, sorprese, informazioni, scoperte.
Di prima mattina, camminando su King Street, mi sono imbattuto nella cattedrale anglicana di St. George. All’ingresso un’iscrizione riporta la dedica al reverendo John Stuart, primo evangelizzatore anglicano a mettere piede da queste parti. Fondatore, nel 1792, della prima chiesa anglicana locale, più avanti divenuta cattedrale di St. George.
John Stuart, di Fort Hunter, precettore e maestro di Joseph Brant, l’uomo per il quale Thayendanega tradusse il vangelo di Marco in lingua mohawk. Amico personale e confidente di Molly, il suo arrivo in quell’anno non poteva che essere al seguito della migrazione nativa, di fatto l’avanguardia che anticipava l’ondata dei lealisti bianchi. Stuart giunse a Cataraqui la prima volta nel 1781, e vi si stabilì dal 1785. Molly era a due miglia da qui già da anni, e il Trattato del 1783 prevede in maniera chiara, oltre all’allocazione e alla definizione dei terreni, la costruzione di una dimora “come si conviene” per Molly, e di un’altra per suo fratello Joseph.
Alcuni isolati più avanti incrocio Johnson Street, dove ha sede la biblioteca pubblica, luogo che si rivela subito prezioso. Con facilità d’accesso puoi avere un’ora di rete gratis ogni giorno, una postazione per lavorare quanto ti pare, e piena libertà di ricerca e reperibilità dei documenti. Una mezza mattinata di testi, vecchi giornali locali e mappe, e ottengo un percorso dettagliato sulle tracce di uno spirito guida. Caffè lungo, personale gentile e fuori ancora il sole a invitarmi.
St. Paul’s Churchyard, all’incrocio tra Queen Street e Montreal Street.
Vi è sepolta Molly, morta qui a Cataraqui, nel 1796.
La sua tomba non è visibile: ciò che resta è stato ricoperto dalla chiesa di St. Paul, cinquant’anni dopo. Ho vagato tra le lapidi e le iscrizioni nel piccolo cimitero, ho cercato la sua progenie, ho rintracciato vaghe genealogie. All’interno, nella navata singola, tutta legno e pietra, un’iscrizione ricorda il contributo di Molly alla fondazione della prima chiesa, e il suo ruolo imprescindibile di promozione e difesa dell’intera comunità, non solo nativa.
Molly Brant, lealista e cristiana. Negli oltre quindici anni di permanenza in questo esilio da leggenda, non interruppe mai le relazioni diplomatiche. Per due volte ricevette il governatore delle province canadesi John Simcoe e sua moglie. In entrambe le circostanze le cure, anche mediche, che fornì alla coppia altolocata rimasero impresse nelle loro memorie di viaggio. Dama impeccabile, indiana fino al midollo, Molly Brant. Era già malata al tempo del secondo viaggio del governatore, nel 1794, eppure lo guarì con le sue erbe. Prima di morire, nel 1796, aveva mandato cinque figlie in spose ad altrettanti giovani militari di belle speranze. Cataraqui cominciava a diventare Kingston.
Rideau Crest Home for the Aged, in Rideau Street.
È l’indirizzo di una casa di riposo. Dalla Chiesa di St. Paul si viene giù da Queen Street verso la Marina e si costeggia l’argine a sinistra, giusto prima di raggiungere il ponte mobile che collega a Fort Henry o la banchina del ferry che porta a Wolfe Island. È l’argine su cui appoggiano le acque stagnanti del Rideau Canal. La terra che il generale Haldimand destinò alla costruzione della dimora adeguata per Molly, e di un’altra per suo fratello. Joseph giunse qui alla fine del 1783, la casa della sorella non era ancora finita, ed egli se ne lamentò in diverse lettere. Molto presto Thayendanega puntò alla concessione di nuovi territori, e rivolse le sue attenzioni alle terre fertili lungo il Grand River, duecento miglia a sudovest di Cataraqui.
Molly svolse il ruolo di custode e guida della comunità appena insediata, e al tempo stesso ebbe un ruolo in eventi che più volte incrociarono la grande storia. Nel 1785, mentre Joseph per la seconda volta si trovava a Londra, fece l’ultimo ritorno nella Mohawk Valley. A Schenectady le offrirono una discreta somma a indennizzo delle terre confiscate e l’invito a ritornare. Molly oppose un netto rifiuto a quella che considerava un’elemosina da parte di coloro che avevano rubato le terre della sua gente.
La casa di riposo è dedicata a Molly, una targa di fianco all’ingresso ne riepiloga i meriti e la figura. Il testo è scritto in inglese, francese e mohawk. Nel giardino retrostante l’edificio una scultura ne ritrae il volto, austera madonna indiana, e vicino la bandiera del clan a sventolare ancora. Indugio sul prato per diversi minuti, mi aggiro, scatto foto con il telefono, rimango a scrutare quel volto. Poche decine di metri avanti a me, sotto la spinta della brezza fresca, il Canale.
Dunque, questa è la tua casa, Molly.
Sono stati gli archeologi a recuperare le informazioni e quel poco che resta, perché da allora molto è cambiato. Negli anni Trenta dell’Ottocento fu scavato il Rideau Canal. Impresa ciclopica: bonificare e rendere navigabili miglia e miglia di territori acquitrinosi e paludi, per aprire una via d’acqua diretta fino a Ottawa. Un’epopea che ingoiò migliaia di vite. Il progetto era raggiungere Montreal aggirando il corso del San Lorenzo, reso troppo pericoloso dalle rapide e dai vicini “americani”. Risalire il Rideau fino alla sua bocca e congiungerlo al fiume Ottawa, già navigabile fino a Montreal. Dal 1827 schiere di operai e militari lavorarono al progetto, sotto gli ordini del Colonnello By, e nel 1832 il Canale fu aperto in via ufficiale.
Calpesto terre di morti, di fantasmi, non mi sento a disagio, non profano luoghi sacri, non odo grida strazianti. L’aria, priva della dimensione del tempo, si fa lieve.
Punta Molly Brant sul Rideau, seduto sotto un albero, guardo le anatre indolenti, respiro con i polmoni del mondo, osservo quello che chiamiamo natura, e invece è tutt’altro.
È storia passata e presente.
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